22 marzo
A Milano davanti ad una folla commossa ed imponente si svolgono i funerali di Fausto Tinelli e Iaio iannucci uccisi davanti al centro sociale Leoncavallo. Al termine della cerimonia, davanti alla camera del lavoro, ci sono tafferugli tra uomini del sindacato e gruppi extraparlamentari
I funerali di Fausto e Iaio
In una giornata sferzata da un vento gelido, a Milano, si svolgono i funerali di Fausto Tinelli e Lorenzo “Iaio” Iannucci. I due giovani del centro sociale Leoncavallo, uccisi la sera del 18 marzo. L’appuntamento è in piazzale Loreto, ma la gente del Casoretto ha preferito radunarsi davanti all’obitorio per dare un ultimo saluto ai due ragazzi.
Da qui parte il corteo, di circa 3.000 persone, che accompagna le due salme verso la chiesa di San Materno. Le bare, per il chilometro che separa l’obitorio dalla chiesa, sono portate a spalla; quella di Iaio dai ragazzi del Leoncavallo, quella di Fausto dagli studenti del liceo artistico che frequentava.
Alla testa del corteo, dietro uno striscione improvvisato scritto su un lenzuolo che recita "Le mamme dì tutti ì compagni piangono i loro figli Iaio e Fausto”, c’è in gruppo di donne. Sono donne di mezza età, si vede che hanno pianto, ma ora sono molto composte e ci tengono a spiegare il perché della loro presenza: «la nostra è una iniziativa partita da un gruppo di mamme. Dove ci saranno i nostri figli ci saranno le mamme, e poi vediamo, se a noi hanno il coraggio di fare le stesse cose che hanno fatto a loro.»
All’arrivo in piazza San Materno, per un attimo, Fausto e Iaio si dividono. La casa di Iaio è proprio li, davanti alla chiesa. La bara viene portata fino all’ingresso del palazzo, dove dai balconi la gente la saluta commossa. Le bare fanno fatica a farsi spazio nella piazza stracolma di folla. Si parla di 100.000 persone. Qualcuno azzarda «Siamo più oggi che alla manifestazione per Moro»
Le due bare entrano in chiesa. La funzione la celebra Don Perego. Ogni tanto Fausto e Iaio andavano a giocare nel campetto della parrocchia. L’unica raccomandazione era quella di non bestemmiare. Sabato sera, don Perego è stato uno dei primi ad arrivare il via Mancinelli, è stato lui a dare l’estrema unzione al corpo di Iaio steso sull’asfalto.
Nella piazza, in attesa della fine della funzione c’è un mormorio sommesso. Si scambiano opinioni «Moro se non altro per il mestiere che faceva se lo poteva aspettare, loro no... ». Su uno striscione c’è scritto «Non eravate importanti, non eravate ministri, non eravate democristiani, non eravate per questa democrazia,
la democrazia ha ucciso voi».
Molte sono le recriminazioni dei confronti della stampa. Un uomo attempato afferma amaramente «Ci sono morti di serie A e morti di serie B». Una donna si interroga «ma io non capisco proprio perché la tv ne ha parlato così poco... Tanta gente come oggi non l'avevo mai vista».
Queste recriminazioni avranno una triste conferma dai quotidiani del giorno dopo. Il Corriere Della Sera, il giornale di Milano, neanche riporta la notizia dei funerali in prima pagina. La rilega a pagina 12 nelle cronache milanesi.
Poco di più fa La Stampa che dedica un quadratino di 5 centimetri in alto a sinistra della pagina di apertura con un anonimo “Funerali a Milano”
L’Unità invece in prima pagina titola “Imponenti funerale per i due ragazzi assassinati.”
All’uscita dalla chiesa un lungo applauso accoglie di nuovo i feretri. Piano, piano la piazza si sfolla. Un ultimo striscione sembra ammonire la gente “Cittadino non stare li' a guardare, almeno una volta cerca di capire”.
Un gruppo formato da qualche centinaio di giovani si dirige verso la camera del lavoro. Le polemiche con i sindacati sono molto forti.
Si contesta la mancata proclamazione dello sciopero generale. I sindacati dopo una giornata di forti contrasti, la Cisl e Uil erano per uno sciopero generale di quattro ore; dall'altro la Cgil per una fermata di mezz'ora con assemblea, sono arrivati all’accordo: un'ora di sciopero con assemblea, più la facoltà per i consigli di fabbrica di prolungare la fermata per partecipare ai funerali
Arrivati davanti alla Camera del lavoro iniziano gli slogan del corteo “Fausto e Lorenzo, si muore cosi con l'accordo DC PC.”. Poi al grido di “venduti” si tenta l’assalto alla sede del sindacato, che ha chiuso il cancello. Giovani e servizio d’ordine della CGIL vengono alle mani.
Pugni, calci, sputi. Per qualche minuto è il caos. Poi torna la calma. La rottura tra la sinistra extra parlamentare e Pci e CGIL ormai è insanabile